Nel '71, dopo che Valerio Negrini decide di lasciare lo sgabello da batterista per dedicarsi alle parole, entra in scena Stefano D'Orazio classe 1948, prima come batterista, poi batterista e paroliere e infine dal 1981 batterista, paroliere e cantante.
Non viene mai preso in seria considerazione dalla comunità dei batteristi, anzi lo si usa per indicare uno che non sa fare nulla e si circonda di piatti e tamburi.
Sinceramente amo le canzoni dei Pooh (diciamo quelle più vecchiotte) , e non mi vergogno a dire che D'Orazio con le sue enormi batterie , che spesso andavano da lato a lato del palco, è stato uno dei motivi per cui oggi mi diverto a suonare.
Nel mio immaginario di bambino tutti quei tamburi, quei piatti, le luci, i laser (i Pooh sono stati i primi in italia ad utilizzare questi effetti durante i concerti) erano di un fascino enorme.
Poi c'ha pensato l'amore per il jazz e i suoi maestri a riportarmi sulla terra e a farmi capire la bellezza e le potenzialità di cassa-rullante-hihat-ride.
Per concludere devo ammettere il mio dispiacere nell'apprendere la notizia della fine dell'attività del "batterista dei pooh", erano il gruppo ideale, amici da sempre e per sempre, non come quei gruppetti che nascono e muoiono nel giro di una stagione.
Gli anni passano e forse queste occasioni ti fanno pensare a quando verrà anche il tuo tempo di appendere le bacchette al muro.
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